giovedì 16 settembre 2010

American Psycho

 Titolo: American Psycho
Titolo originale: American Psycho
Autore: Bret Easton Ellis
Anno: 1991

Il libro...


Copertina edizione inglese
(Vintage Books, NY)

Patrick Bateman è un ventisettenne, bello, ricco e molto narcisista, convinto che tutte le donne lo desiderino e siano innamorate di lui. Ama i vestiti firmati, i prodotti più ricercati che acquista solamente nei negozi più cari di New York e dedica al proprio corpo infinite e maniacali attenzioni con giornaliere sedute di allenamento in palestra e ripetute visite nei centri estetici più esclusivi della città. Vive da solo in un lussuoso appartamento a Manhattan arredato secondo le ultime tendenze nella decorazione d’interni ed è membro dei club più esclusivi. Adoratore di Donald Trump che considera un esempio, frequenta solamente i locali più in voga del momento in compagnia dei suoi colleghi di lavoro alla società di brokeraggio Pierce & Pierce (…la stessa dello Shermann McCoy del Falò delle vanità di Tom Wolfe…), rampolli come lui di importanti famiglie di finanzieri e avvocati. A volte è accompagnato dalla fidanzata Evelyn, una ricca sbandata figlia di papà perennemente imbottita di farmaci che non ama e che tradisce. Con loro divide la passione per l’alcool, gli antidepressivi (il litio) e la cocaina che consuma senza freni nelle toilette dei costosi ristoranti dove ogni sera cena. Sono tutti così simili, con i loro capelli ben tagliati, i completi Armani o Cerruti, le camicie Brooks Brothers, gli orologi Rolex e gli occhiali da vista con montatura in tartaruga Oliver People che si confondono l’uno con l’altro quando s’incontrano ad un party esclusivo o nel privè dell’ultimo locale di grido.
Assillato dall’apparenza e tormentato dalla forma, Bateman racchiude in sé i tratti salienti dello yuppie: è frivolo, arrogante, amante del lusso e dell’ostentazione, immorale, arrivista, avido, classista, omofobo, edonista e cocainomane.
Ma tutto questo non è che un lato del protagonista, quello superficiale e meno interessante. Il romanzo, infatti, non è solamente il divertito e caricaturale racconto dell’esistenza quotidiana di questa strana razza che ha visto la luce nei reaganianissimi anni Ottanta, ma una vera e propria immersione negli abissi di una mente malvagia. A Ellis interessa soprattutto aggiungere e descrivere anche l’altro lato della psiche, quello oscuro, malato e verminoso.
Dietro il sorriso bianchissimo e i bei modi (Bateman è un esperto delle regole del galateo) si nasconde un abisso di violenza, di perversione e di comportamenti maniacali spinti oltre i limiti dell’umano. Il fastidio verso senzatetto e stranieri – che giornalmente umilia – sfocia in brutali pestaggi e omicidi. L’ossessione per il sesso estremo non si ferma alla passione per prostitute e film hard, ma diventa sadismo, con il terribile contorno di interminabili torture e sevizie  perpetrate alle ragazze che conosce e seduce, di necrofilia e pulsioni cannibalesche. La competizione con gli altri per arrivare al successo è ragione sufficiente per efferati assassini.
Sempre più imbottito di cocaina, antidepressivi e alcool, Bateman è incapace di uscire dalle proprie allucinazioni e di distinguere ciò che accade solamente nella sua testa e cosa, invece, nella realtà. E noi come lui ci chiediamo se quello che abbiamo appena letto è avvenuto veramente o è stato solamente il frutto del delirio di un folle.

...dal libro al film…

Difficile costruire una storia che in realtà “storia” nel vero senso della parola non è, ma piuttosto un collage di tanti episodi raccontati in prima persona e in maniera sempre più delirante e schizofrenica dal protagonista stesso. Eppure la regista Mary Harron non se la cava affatto male, rendendo credibili gli atteggiamenti, le atmosfere e i luoghi tipici del rampantismo yuppie anni Ottanta.

Christian Bale-Patrick Bateman nel film
 Anche se di molto smussate rispetto alle vivide e dettagliate descrizioni del libro (in alcuni casi davvero raccapriccianti), risultano ugualmente efficaci le scene di sesso o di violenza, in cui a immagini patinate si mischia una buona dose di grottesco e un gusto per il sangue (o sciroppo di lamponi?), quasi da pellicola splatter. Ben calibrati anche humor (nero) e momenti di tensione; azzeccate anche le musiche, così importanti nel romanzo (ad effetto la scena in cui, con walkman a tutto volume, Bateman cammina impassibile nei corridoi della Pierce&Pierce al ritmo di Walking on Sunshine).
Bravo Christian Bale nel ruolo di Bateman: fisico adeguato, sguardo glaciale ed espressione che oscilla tra lo scostante e lo sprezzante. Da sottolineare anche l’interpretazione di Chlöe Sevigny, nel ruolo della timorosa e in fondo innamorata segretaria di Bateman, l’unica donna verso cui il crudele yuppie sembra provare un sentimento che può, anche se da lontano, essere paragonato a qualcosa di umano.    

Dati film:

Titolo: American Psycho
Titolo originale: American Psycho
Regista: Mary Harron
Sceneggiatura: Mary Harron, Guinevere Turner (romanzo: Bret Easton Ellis)
Interpreti:
·         Christian Bale (Patrick Bateman)
·         Justin Theroux (Timothy Bryce)
·         Chlöe Sevigny (Jean)
·         Josh Lucas (Craig McDermott)
·         Willem Dafoe (Detective Donald Kimball)
Anno: 2000
Paese: USA
Colore: Colore
Durata: 102 minuti
Genere: Thriller
Anno di uscita in Italia: 2001

2 commenti:

  1. In questo caso io ho seguito il percorso inverso, prima il film, poi il libro.
    Entrambi visti/letti anni fa. Dopo tanto tempo i ricordi si fanno nebulosi. Eppure, il romanzo di Ellis è quello che rammento meglio.
    Lo considero superiore al film. D'altronde questa trasposizione, proprio per la composizione del testo, era estremamente complessa. Frammentato, episodico, ossessionato, eppure estremamente lucido, "autoptico" lo definirei, nelle scene degli omicidi, elencate con precisione glaciale e con dovizia di particolari davvero nauseanti.

    Tornando al film, concordo con il giudizio su Chloe Sevigny, attrice che reputo tra le più interessanti, e su Christian Bale, perfetto nel ruolo.

    Tu quale ordine preferisci? Sempre prima e comunque il libro o capita anche a te di vedere prima di leggere?

    ciao! ;)

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  2. Potendo scegliere (nel senso di sapere dell'esistenza del libro prima di capitare sul film) preferisco la lettura. In fondo la storia nasce sulla carta e per essere letta. Il film - ovviamente - viene dopo. E poi non c'è nulla da fare: le immagini cinematografiche, così potenti e invasive, ti tolgono ogni possibilità di immaginarti le cose descritte con la tua testa. Incide anche il tempo di fruizione: guardarti un film dove più o meno sai come andrà a finire è senza dubbio più sopportabile che leggersi un romanzo (specie se sai che l'assassionio è il maggiordomo) di cui conosci già le conclusioni...
    Capita però di fare il passaggio inverso, specie quando scopri dell'esistenza del romanzo dai titoli di coda...
    Qualcuno potrebbe viverla come una rimasticazione inutile ("ma hai già letto il libro?!"). Io in realtà lo trovo un esercizio divertente, una sorta di gioco della memoria, che ti consente di ritornare a quello che hai letto e capito e di confrontarlo con quello che il regista ha selezionato e messo in scena... (e questo vale in generale, anche per trasposizioni-boiate come, ed è il primo esempio che mi salta alla mente perché è recentissima la visione, quella del Codice Da Vinci)

    Grazie del commento. Ciao;-)

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