mercoledì 2 febbraio 2011

La versione di Barney

Titolo: La versione di Barney
Titolo originale: Barney’s Version
Autore: Mordecai Richler
Anno: 1997


Il libro…

Copertina dell'edizione
americana
Barney Panofsky già sessantenne, a capo della sua casa di produzione – la Totally Unnecessary Productions – di serial televisivi di terza categoria, si trova costretto a scrivere un’autobiografia difensiva, in parte smemorata, per rispondere all’accusa di omicidio mossagli dal pamphlet di Terry McIver Il tempo e le Febbri. Dà così la sua versione dei fatti accaduti prima e dopo la morte dell’amico fraterno “Boogie”, artistoide ed eroinomane, avvenuta nella sua casa di campagna fuori Montreal. Barney è già stato assolto dalla giustizia in quanto il corpo non è mai stato trovato e non ci sono mai state prove evidenti, ma sia McIver che il sergente O’Hearne – che ha condotto le indagini più lunghe della sua vita – non hanno mai creduto alla sua innocenza.
Su questa ossatura si sviluppa il racconto con numerosi episodi che reggono a sé stanti sul filo conduttore della vita dissoluta di Barney Panofsky, divisa in tre parti, ciascuna  per le tre  mogli che ha avuto, ma con molti spostamenti sul piano temporale.
La prima moglie è la pittrice di futura fama Clara Charnofsky, che Barney giovane conosce nel periodo bohemien di Parigi, in cui frequenta un gruppo di artisti spiantati, tra cui Boogie.
Barney accetterà sempre che gli artisti a cui si lega possano tradirne la fiducia come ha fatto Clara, perché non si sente un artista come loro, al massimo può essere quello che presta i soldi o l’editore delle future opere mai terminate di Boogie.
Pur essendo un personaggio molto colto, innamorato dell’arte, è inconsapevole di valere. La sua “Versione”, però, è ricca di citazioni tra le righe, è un vero e proprio capolavoro. Quello che il lettore sta leggendo smentisce il complesso di inferiorità che egli vive per tutta la vita.
Già qui alcuni lettori amano Barney per la sua tragicità, perché vorrebbero comunicargli quanto in realtà  vale il suo modo di essere autentico.
Un tradimento mette fine anche al suo secondo matrimonio. Si vuole al più presto liberare della logorroica neo-Seconda Signora Panofsky, una ricca ereditiera dalle buone maniere ma vuota nella sostanza, sposata senza troppa convinzione, probabilmente solo per il vano tentativo di trasformarsi da ribelle anticonformista in “un ebreo per bene”. Scopre prestissimo che è l’ultima cosa che potrebbe diventare e fin dal primo giorno di nozze cerca un pretesto legale per il divorzio. Già al banchetto (mai momento fu meno appropriato) si innamora all’istante della sua futura terza moglie, Miriam.
Quest’ultima è l’amore della sua vita e la madre dei suoi tre figli, Michael, Samuel e la prediletta Kate, l’unica che gli starà vicino quando acciaccato e abbandonato rimpiangerà di non aver saputo tenere vicino a sé Miriam, quando a un primo accenno di crisi tardo-matrimoniale si è lasciato andare ad una scappatella dovuta tutt’ al più al suo alcolismo irrefrenabile. 

Questo bestseller da 300.000 copie vendute in Italia per alcuni lettori è una sorta di guida filosofica e metro di paragone per l’esistenza, per altri un compendio dissacratore all’insegna dell’umorismo yddish, in cui solo il padre Izzy Panofsky supera il figlio, pur restando anche un giallo esistenziale in cui il lettore è il primo ad amare, odiare e giudicare, come in un vero tribunale (voi da che parte state, colpevolisti o innocentisti?) un uomo complesso, pieno di vizi e difetti come Barney.
Si è perennemente spinti a dubitare di Barney fino alla fine (non è da tutti scrivere libri che  svelino il mistero letteralmente all’ultima riga e, anche qui, onore a M. Richler) , vuoi per le accuse mossegli, vuoi perché è cinico e fa cose deprecabili, vuoi per l’Alzheimer che lo rende inaffidabile, vuoi per il figlio Michael che riordinando la “Versione” prima che il lettore la legga, la riempie con puntigliose note a piè di pagina che fanno da contrappunto alla confusione di Barney e suscitano un ennesimo elemento di sospetto contro di lui, quello di un figlio proprio mentre sta redigendo le memorie difensive del padre.

…dal libro al film…

Stando così le cose, non era certo facile fare un film che si deve inevitabilmente confrontare con un colosso di successo narrativo contemporaneo, a differenza dei classici di tempi andati. Per questo viene affrontato con quel timore reverenziale che mantiene la storia pressoché inalterata prosciugandola dai troppi episodi indipendenti che costellano il libro .
Paul Giamatti e Dustin Hoffman in una scena del film
In sala, tra il pubblico, spesso le persone si domandano chi ha già letto il libro. Questione non retorica perché sottende una certa paura di aver buttato via i soldi del biglietto (a proposito, è capitato anche a voi?).
Invece, proprio chi ha già letto la “Versione” si deve ricredere durante la visione del film.
La pellicola è riuscita perché trova una sua dimensione autonoma non tanto quando il regista Richard J. Lewis sceglie di discostarsi dalla trama con il dubbio spostamento degli avvenimenti dalla Parigi postbellica e intellettuale alla Roma della dolce Vita che poco c’entra,  ma quando  punta ad elementi di forza emotiva che solo la recitazione può trasmettere.
Allora, anche chi ha già letto e osannato il libro sta attaccato allo schermo grazie alla forza interpretativa dell’antidivo Paul Giamatti nei panni di Barney – e qui sfodera un’occasione forse da Oscar (…si accettano scommesse) e alla certezza di un Dustin Hoffman nelle vesti del padre ex poliziotto, Izzy Panofsky.
Oltre a mantenere un umorismo yiddish, comunque molto più addolcito, nel film appaiono elementi come la debolezza di un uomo di fronte all’amore o alla malattia che rende dementi (Giamatti è bravissimo anche a fare il malato di Alzheimer) che nel libro non raggiungono questi livelli di profondità. Barney qui è un uomo che pur con tutto il suo cinismo ci fa commuovere (alcuni fino alle lacrime), lo sentiamo vicino ancora una volta ed in modo diverso dal libro proprio quando  tradisce Miriam e capisce di aver tradito sé stesso,  l’autenticità del suo amore.
WAYNE

Dati film:
Titolo: La versione di Barney
Titolo originale: Barney’s Version
Regista: Richard J. Lewis
Sceneggiatura: Michael Konyves (romanzo: Mordecai Richler)
Interpreti:
·         Paul Giamatti (Barney Panofsky)
·         Dustin Hoffmann (Izzy Panofsky)
·         Scott Speedman (Boogie)
·         Rosamund Pike (Miriam)
·         Rachelle Lefevre (Clara)
Anno: 2010
Paese: Italia, Canada
Colore: colore
Durata: 132 minuti
Genere: drammatico
Internet Movie Data base

6 commenti:

  1. Libro davvero strepitoso. Il film ancora mi manca, ma durante la lettura ho avuto reali crisi di riso (imbarazzanti quando capitavano in autobus o in metropolitana...)

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  2. Bellissimo il libro, comico il film, interessante il post, sia del libro che del film.
    Ciao. Stefano di Semplici Conversazioni

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  3. Ho visto il film, mi è piaciuto.
    Sarebbe meglio leggere prima i libro e poi vedere il film.

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  4. E' vero BellaDiGiorno anche secondo me il libro letto prima non solo non toglie nulla al film ma permette di gustarselo meglio.

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  5. Ho visto il film...e mi piacerebbe leggere il libro :)

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