Titolo: Il Diavolo veste Prada
Titolo originale: The Devil Wears Prada
Autore: Lauren Weisberger
Anno: 2003
Il libro…
Copertina dell'edizione americana |
Da brava e fresca laureata, la prima aspirazione di Andrea Sachs è quella di diventare una scrittrice di successo o, in alternativa, di fare la giornalista, magari in prestigiose e impegnate riviste come “New Yorker”.
Tuttavia, il primo lavoro che capita fra le mani della ragazza è quello di assistente personale di Miranda Priestly, autorità assoluta in fatto di moda e direttrice della più importante rivista del mondo, Runway. Dai quartieri residenziali di Avon, Connecticut, alla babele di Manhattan, New York City: il salto non può essere più grande per la provinciale e ingenua Andrea.
Ma l’impatto più shoccante non è quello con la Grande Mela, ma con la sua capo. Miranda non è esattamente quello che si può definire una persona “facile”. È tirannica, insopportabile e dispotica, oltre che volubile, capricciosa e testarda, una snob che tratta la gente con fare arrogante e altezzoso perché conscia del proprio immenso potere. Insomma, una vera rompiballe a cui si vorrebbe torcere il collo.
Andrea ha il compito di assisterla, di trovare le soluzioni ai suoi problemi quotidiani, di farle da galoppino e di soddisfare ogni suo desiderio, anche il più sciocco o il più irragionevole (la storia della bistecca è, a questo proposito, emblematica). Andrea soffre, stringe i denti, manda giù tanti rospi; lavora senza sosta 7 giorni su 7, con una disponibilità che praticamente non ha limiti di orario e che, dunque, rasenta le 24 h su 24. Tutto questo a fronte di uno stipendio da fame.
La vita privata, neanche a dirlo, ne soffre. Il suo ragazzo, idealista e insegnante in quartieri disagiati della città, la trova cambiata. Stesso discorso vale per i suoi familiari e per l’amica di sempre, ricercatrice squattrinata che per pagarsi gli studi dottorali in letteratura russa sgobba come una serva: tutti sembrano non riconoscere l’Andrea di un tempo, quella precedente alla sua entrata a Runway. Il lavoro viene prima di tutto e Andrea è diversa da quella ruspante ma sincera provinciale che usava borse improponibili e indossava jeans e maglioni senza forma.
Ora conosce lo scintillante e dissoluto mondo della moda, popolato da modelle anoressiche, omosessuali muscolosi, sessantenni più volte passate sotto i ferri del chirurgo estetico, edonisti spendaccioni e altri esemplari di quella particolarissima specie umana. Andrea ora sa vestirsi, è in grado di scegliersi gli accessori giusti e, soprattutto, ha libero accesso allo sterminato guardaroba firmato di Runway.
Non sappiamo se è veramente felice, però, intuiamo che comincia ad abituarsi a far parte di quel luccicoso circo. E tutto fila liscio finché un evento doloroso non le farà rimettere in discussione tutto. Dentro di sé, nascosta sotto le griffe dei più importanti stilisti e le feste più esclusive di Manhattan, cova ancora il sacro fuoco del giornalismo impegnato, della scrittura. Altro che paillette, scarpe tacco 12 o foulard di seta! Dunque, basta vita frenetica, basta Miranda e basta pagine patinate: Andrea ha studiato per fare qualcosa di “serio”. E l’opportunità – ma che caso! – non tarderà ad arrivare.
Benché la Weisberger l’abbia negato in tutti i modi e le forme possibili, la Miranda del romanzo assomiglia tantissimo ad Anne Wintour, direttrice di Vogue, rivista nella quale l’autrice ha svolto uno stage, proprio in qualità di assistente personale della Wintour.
…dal libro al film…
Pellicola davvero gradevole e ben fatta questa di David Frankel, regista americano specializzato in commedie e in serie TV tra cui – guarda un po’ – anche Sex and the City.
Meryl Streep-Miranda Priestly in una scena del film |
Senza alcun dubbio, poi, il film è migliore del libro. L’ambientazione newyorkese è perfetta e la storia scorre fluida e ben ritmata, molto meglio che nel romanzo dove un linguaggio fin troppo semplice rischia di rendere banali episodi potenzialmente divertenti. Contribuiscono alla riuscita una grande Meryl Streep, qui agghindata – in maniera volutamente riconoscibile – da Crudelia Demon e una brava Anna Hathaway, ben calata nella parte della prima impacciata e poi sempre più disinvolta Andrea. Le loro interpretazioni danno spessore a personaggi che nel romanzo della Weisberger sono piatti come figurine Panini (in special modo quello di Miranda, nel libro troppo ripetitiva nella sua esagerata cattiveria).
La stessa protagonista risulta molto più simpatica nel film, dove non emergono né quel suo poco gradevole fondo di snobismo culturale (mostrato attraverso l’insistita contrapposizione tra le sue “serie” aspirazioni da scrittrice impegnata e le frivolezze delle rivista Runway) né un certo (trito) moralismo nei riguardi del mondo della moda.
Dati film:
Titolo: Il Diavolo veste Prada
Titolo originale: The Devil Wears Prada
Regista: David Frankel
Sceneggiatura: Aline Brosh McKenna (romanzo: Lauren Weisberger)
Interpreti:
· Meryl Streep (Miranda Priestly)
· Anne Hathaway (Andrea Sachs)
· Emily Blunt (Emily)
· Stanley Tucci (Nigel)
· Simon Baker (Christian Thompson)
Anno: 2006
Paese: USA
Colore: Colore
Durata: 109 minuti
Genere: Commedia
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